Di Richard Laming
Alcuni mesi fa, cinquantamila italiani erano a Manchester per la partita di coppa Juventus-Milan. Non un singolo incidente ha turbato l’ordine pubblico. I giornali e le tv erano increduli davanti ad un comportamento così civile. C’è da imparare dall’Italia, dicevano. E in queste parole c’è più verità di quanto si immagini. Oltre a comportarci bene alle partite di calcio e a fare un caffè decente, abbiamo anche una capacità di comprendere l’Europa moderna che spero anche gli inglesi imparino.
L’Unione europea sta per dotarsi di una serie di istituzioni politiche con poteri effettivi e controllo democratico: l’Europa sta diventando federale. Si tratta di un processo piuttosto lento, a volte addirittura esasperante, ma i benefici che ne derivano ai popoli sono molti ed essi ne sono consci.
Non c’è alcuna ragione di fondo che spieghi perché anche la Gran Bretagna non debba accettare di buon grado questo processo. Già nel 1938, un gruppo di federalisti britannici aveva fondato la Federal Union per portare avanti la campagna a favore del federalismo europeo. Nei due anni successivi, riuscirono ad ottenere il sostegno di buona parte della classe politica inglese, tra cui l’arcivescovo di York, il quotidiano The Times e diversi ministri, ma con il proseguimento della guerra le attrattive del federalismo sbiadirono e il fascino del nazionalismo ebbe il sopravvento.
Oggi, la Federal Union continua la sua opera in Gran Bretagna e io ho l’onore di esserne l’attuale segretario ma non ha più uguagliato i risultati di allora. Tutti sanno che il Regno Unito è il fanalino di coda in quasi tutte le fasi dello sviluppo dell’unità europea: questo record negativo non giova alla nazione né all’Europa, ma non si può permettere che ostacoli il progresso verso l’integrazione: è la Gran Bretagna che ha l’obbligo di capire l’Europa, e non l’Europa che deve capire la Gran Bretagna.
Un tempo pensavo che esistesse un particolare approccio inglese nei confronti dell’Europa e che il resto dei paesi europei dovesse riconoscere quanto più difficile fosse, per noi inglesi, accettare la nuova Europa. Mi sono dovuto però ricredere e accettare che questa è solo una mezza verità: in realtà, ogni paese europeo ha un suo approccio all’Europa e deve conciliare le proprie tradizioni con i propri bisogni. Il fatto che gli inglesi ancora no è colpa solo di questi ultimi.
Abbiamo assistito allo spettacolo patetico offerto da Peter Hain, rappresentante del governo britannico alla Convenzione, orgoglioso che la parola “federale” sia stata eliminata dalla costituzione europea. Non per questo la Costituzione sarà più o meno federal, ma per il modo in cui darà all’Europa I mezzi per esercitare il suo nuovo ruolo nel mondo e fornirà ai cittadini i mezzi per controllarla.
Il federalismo è molto più di una semplice parola, è un’idea. E sta diventando una realtà. Il governo britannico s’illude se si accontenta della sola cancellazione di una parola.
La Costituzione porterà l’Europa ad avvicinarsi sostanzialmente al federalismo. Il governo britannico sembra non accorgersene, ma chi se ne rende conto non deve essere fermati. I sostenitori del federalismo non devono perdere questa occasione. Il federalismo in Europa non avverrà spontaneamente, ma, richiederà azioni decisive da parte di chi ne comprende e ne sostiene l’importanza.
E’ nell’interesse dell’intera Europa, Gran Bretagna inclusa, che la Costitutizione faccia un ulteriore passo avanti verso il federalismo. Se gli inglesi non possono ancora fame parte, è un loro problema e impareranno. Perché è in Europa, in politica come nel calcio, che la Gran Bretagna deve stare.
Questo articolo era pubblicato in giornali “Europa”, il mercoledi 6 agosto 2003. Richard Laming e segretario di Federal Union. Il suo indirizzo e [email protected]. Richard Laming esprime il suo avviso e non l’avviso di Federal Union.
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